Burnout: vantaggi di prevenzione e intervento in Gruppo
Il burnout, come abbiamo visto nei precedenti articoli (Riconoscere il burnout , Burnout: cosa posso fare? ) è un fenomeno complesso.
Rappresenta un fenomeno multifattoriale (Giusti, Di Fazio, 2019), dove le cause oggetto imprescindibile di analisi sono:
- La personalità del singolo soggetto (Stress, Personalità e Resilienza), le sue motivazioni ed i suoi interessi;
- La struttura organizzativa e la gerarchia;
- Il tipo di attività svolta;
- I fattori sociali.
Operatori sanitari, medici, infermieri, insegnanti, psicologi, svolgono professioni che richiedono un elevato dispendio di energie sia a livello fisico che psicologico (Helping Professions:Psicofisiologia di stress e burnout) , in cui spesso è difficile mantenere la giusta distanza emotiva dal dolore dell’altro.
Il gruppo di intervento e sostegno, unitamente ad un percorso di counseling o psicologico individuale, costituisce anche un importante fattore di protezione dallo stress lavorativo. Il risultato dei processi del gruppo sono il risultato delle azioni dei conduttori del gruppo, dei membri e del gruppo come un’unica entità, rispecchiando, nel caso dell’intervento sul burnout, ciò che si viene a verificare sia nelle aziende, sia nel contatto con l’utente finale.
Numerose ricerche evidenziano che è possibile individuare strategie di intervento efficaci a livello sia di prevenzione che di riduzione del disagio già esistente, su due livelli: organizzativo e individuale.
Quest’ultimo implica l’incremento di alcune abilità: le competenze personali e le competenze sociali. Tra le competenze personali vi sono:
- La conoscenza di se stessi, ovvero il saper riconoscere e verbalizzare le proprie emozioni,
- La capacità di autogestirsi, attraverso cui le emozioni diventano un facilitatore dell’esecuzione dei compiti emotivamente difficili;
- La motivazione: ovvero l’insieme delle tendenze emotive che guidano e facilitano il raggiungimento di un obiettivo.
Tra le competenze sociali ci sono:
- Empatia: ovvero l’essere in grado di capire quali sono le emozioni degli altri, condividere i sentimenti, e valorizzare l’altro;
- Capacità di socializzazione: ovvero il saper gestire le emozioni nelle relazioni interpersonali, per poter interagire con gli altri con leggerezza e fluidità e stimolare il lavoro di squadra.
Il potenziamento di queste abilità, che vengono definite soft skills, incrementa la competenza professionale e quindi permette all’individuo di interagire in maniera più funzionale all’interno dell’azienda, e consente all’azienda di avere professionisti meno stressati, quindi più efficaci. Un operatore, insegnante, manager definito “Response Able” dà il meglio di sé in ogni occasione, individuando di volta in volta le migliori strategie di coping per gestire le tensioni derivanti da situazioni lavorative (Pellegrino, Esposito, 2019). Un individuo Response Able è un individuo più resiliente.
Sperimentare queste competenze nel gruppo comporta notevoli vantaggi .
Nel gruppo è fondamentale e fondante l’identità dell’individuo, il suo modo di pensare e di relazionarsi con il mondo esterno ed interno. Per questo motivo questo spazio condiviso diventa una “palestra protetta” di allenamento, in cui verificare le proprie modalità relazionali con se stesso e con gli altri, rinforzare ciò che è funzionale e migliorare ciò che lo è meno. Attraverso questo allenamento diviene possibile generalizzare il miglioramento anche alla vita individuale e al potenziamento della rete di sostegno esterna.
Come individua J. Pratt, i fattori terapeutici spontanei del gruppo sono: la chiarificazione, che diminuisce l’ansia, la coesione del gruppo, che permette l’aumento di fiducia e di speranza in sé e negli altri, l’appoggio, realizzato attraverso la fusione di un ruolo autorevole con un comportamento amichevole e l’universalizzazione, che riduce le ansie di isolamento sociale, consentendo la ripresa della comunicazione interpersonale (Giusti, Salvi, 2015).
Il gruppo permette pertanto al singolo professionista, al di là dell’offerta aziendale, di potenziare le sue soft skills e le sue strategie di coping, ovvero tutti quei meccanismi di adattamento psico-emotivi che un individuo mette in atto per far fronte e ridurre lo stress. Consente inoltre di lavorare e di incrementare i “fattori di protezione” dello stress, agendo come veicolo di prevenzione secondaria (miglioramento nella gestione dello stile di vita, possibilità di sfogo sul piano emotivo, miglioramento dell’alimentazione e del sonno…) e terziaria (riorientamento professionale, debriefing in caso di eventi traumatici).
Dott.ssa Francesca Esposito Psicologa
Dott. Francesco Scalici Psicologo
Bibliografia
Giusti E, Di Fazio T (2019), Psicoterapia integrata dello stress, Armando Editore
Pellegrino F, Esposito G, (2019), Burnout, mobbing e malattie da stress, Positive Press
Giusti E, Montanari C (2005), La co-psicoterapia, Sovera Multimedia
Giusti E, Salvi L (2015), Tecniche per la terapia in e di gruppo, Sovera Multimedia